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Valle Telesina

‘Ambra, una tradizione millenaria’

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Mercoledì 20 aprile, alle ore 18.30, la Fondazione “Gerardino Romano”, con sede sociale in piazzetta G. Romano, n. 15, Telese Terme, ospiterà Maria Luisa Nava. All’incontro, coordinato dal Felice Casucci, si discuterà del tema: “Ambra: una tradizione millenaria”.
Fin dall’antichità i popoli sono stati attratti ed affascinati dall’ambra, di cui hanno apprezzato non soltanto il colore, la trasparenza e la bellezza, ma anche le qualità terapeutiche e apotropaiche. Per questo motivo, già dal Neolitico vediamo comparire nell’Europa centro-settentrionale ornamenti in ambra che, ben presto, si diffondono anche presso tutte le altre popolazioni antiche del bacino del Mediterraneo. Il commercio dell’ambra, resina fossile proveniente da conifere e altre specie vegetali estinte da milioni di anni, arricchì le genti stanziate lungo le rive del Mar Baltico e nell’attuale Polonia, dove si trovano i più estesi giacimenti di questa resina, sfruttati ancor oggi, e favorì i rapporti e le comunicazioni tra le varie civiltà, che proprio attraverso le direttrici commerciali che portavano dal Nord al Mediterraneo questo prezioso materiale stabilirono scambi e contatti, testimoniati anche dalle reciproche influenze in ambito culturale. Durante l’età del bronzo fiorirono nell’alto Adriatico i centri di raccolta dell’ambra che si collocavano nel punto di arrivo delle vie dell’ambra al di qua dei passi alpini e alle foce dei grandi fiumi, primi fra tutti il Po e dai quali l’ambra giungeva sino in Grecia. Successivamente, nell’età del ferro, il monopolio del commercio dell’ambra in Adriatico divenne prerogativa dei Piceni, stanziati nelle Marche, che proprio a questi traffici dovettero la loro grande ricchezza. In ambra si producevano non solo gioielli, ma anche amuleti, e incrostazioni preziose per suppellettili ed arredi. I Romani, come ci tramanda Plinio il Vecchio, apprezzavano particolarmente l’ambra, prodotto di lusso, utilizzata anche per produrre piccole sculture con cui i patrizi più abbienti adornavano le tavole dei banchetti; i fanciulli portavano al collo un ciondolo d’ambra (bulla) che li proteggeva da malattie e influenze maligne sino alla maggiore età. Nel Medioevo le collane d’ambra proteggevano le donne germaniche dalle malattie del petto e dagli spiriti maligni e, ancora, nella farmacopea settecentesca l’estratto di succinum era utilizzato nella cura delle affezioni della gola e della pazzia. Gli zar, confidando nelle qualità terapeutiche dell’ambra, avevano costruito nel palazzo di Sanpietroburgo una camera dalle pareti completamente rivestite d’ambra, ora esposta al Museo dell’Ermitage. Proprio perché tanto ambita e preziosa l’ambra è stata dall’Ottocento in poi variamente imitata, utilizzando materiali di minor pregio e costo, quali le plastiche. Oggi le tecniche sono più raffinate e si producono imitazioni pressocchè indistinguibili di questa resina che continua ad essere apprezzata e utilizzata nella gioielleria di qualità.
***
Maria Luisa Nava è laureata in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Milano. Già Soprintendente della Soprintendenza Archeologica della Basilicata; della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta e della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta. Negli anni accademici 2008-2009 e 2009-2010 è stata incaricata della docenza di Museologia e Museografia presso la Scuola di Specializzazione in archeologia dell’Università Suor Orsola Benincasa e della II Università di Napoli. Nel 1995 è stata insignita del titolo di “Ufficiale” dal Presidente della Repubblica On. Oscar Luigi Scalfaro. Nel 2003 è stata insignita del titolo di “Commendatore” dal Presidente della Repubblica On. Carlo Azeglio Ciampi.

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