SOCIETA'
Montaperto, una comunità in festa per monsignor Mugione

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Una comunità in festa, quella di Montaperto, per la presenza dell’arcivescovo, Mons. Mugione, che nell’appena trascorso fine settimana ha visitato quei luoghi portando la sua benedizione e il suo incoraggiamento in veste di Pastore che visita il proprio gregge. Ha voluto incontrare prima di tutto i bambini del catechismo e i ragazzi delle scuole, molti dei quali frequentano l’oratorio parrocchiale, i giovani e l’intera comunità che lo ha accolto, insieme al sindaco, con grande entusiasmo e commozione.
Ieri, dopo aver visitato gli ammalati, con la messa solenne, animata dal coro parrocchiale con la presenza anche del parroco, don Pasqualino Lionetti e del segretario del vescovo, don Marco Capaldo, presso la chiesa del Santissimo Rosario, il Presule ha concluso la visita pastorale a Montaperto. Anche nel corso di questa visita Mons. Mugione ha dato dei suggerimenti validi alla comunità circa il proprio progetto di essere UNO nella carità e nella missione. Una parrocchia dal volto missionario è fondamentale per poter arrivare ai fratelli lontani. E’ necessario, ha ribadito il Presule, “scoprire e studiare strategie pastorali valide affinché il vangelo venga annunziato a tutte le realtà parrocchiali presenti. E’ fondamentale essere collaboratori e corresponsabili nel cammino comunitario perché tutti si sentano fratelli, scoprendo sempre di più quel volto caritatevole e missionario che ogni parrocchia deve possedere. C’è bisogno di una comunità di fratelli e non di una somma di individui o di tanti io che camminano per conto proprio. E’ necessario non solo venire in Chiesa, ma essere e divenire sempre di più Chiesa, perché quest’ultima prima di tutto va costruita insieme affinché divenga quella casa spalancata per tutti, quel cantiere sempre aperto, oratorio vivo che accoglie ogni realtà”.
Indispensabile, ha sottolineato Mons. Mugione, è “anche la costituzione del Consiglio pastorale parrocchiale, che non è per i privilegiati e non serve per gratificare qualcuno o il parroco, ma è una realtà fondamentale perché una parrocchia cammini insieme per divenire, attraverso strategie adeguate, orientamenti pastorali coerenti e programmi organizzati, una vera comunità di credenti credibili. Ogni parrocchia, quindi, deve rispecchiare sempre di più una comunità di catechesi, di culto e di carità”. Nell’omelia l’Arcivescovo ha parlato delle Beatitudini, che “rappresentano la tessera di riconoscimento di ogni cristiano. Esse non sono delle realtà irraggiungibili o delle utopie, ma rappresentano un’esigenza forte che ognuno è chiamato a vivere, il ritratto del vero cittadino, pur rappresentando per il mondo delle realtà contraddittorie, caratterizzano le vere scelte dell’uomo. La vera felicità, quindi, consiste nell’essere beati e la chiave di essa va ricercata nella propria coscienza, nelle piccole cose di ogni giorno”. In realtà il Presule, alla fine dell’omelia, ha voluto sottolineare che la felicità vera è in Dio solo, e come diceva Sant’Agostino: “Il nostro cuore è inquieto se non riposa in Lui….”.