“L’amministrazione
comunale, ancora una volta, non perde occasione di autocelebrarsi e fare propaganda.
Ci riferiamo alla recente approvazione a larghissima maggioranza, comprensiva –
e giustamente – di gran parte dell’opposizione, della delibera con la quale si dà attuazione alle ultime
novità normative (art. 22bis del D.L. 77/2021) in materia di trasformazione
del diritto di superficie in diritto di proprietà sulle aree interessate da interventi di edilizia residenziale agevolata e convenzionata”.
Così in una nota l’avvocato Luca Coletta.
“In tal
modo – spiega -, ciò che – invero – era già possibile fare si potrà ottenere in tempi più rapidi (90
gg), versando delle somme più basse; egualmente sarà possibile pagare un
corrispettivo meno oneroso per avere il via libera all’eventuale vendita o
locazione dell’immobile a prezzi di mercato. In pratica, il Comune non ha fatto che
recepire, peraltro in ritardo, i nuovi parametri di legge. A
fronte di ciò lo “storico” primo cittadino, parlando in maniera un tantinello arraffazzonata
di approvazione della “titolarità del diritto di superficie per tante
famiglie che ne erano prive”, ha ringraziato
la sua granitica maggioranza, lodato la struttura tecnica comunale e il suo
superdirigente per poi tacciare “tutto il
resto” – leggi l’opposizione consiliare – come “noia”. Insomma, si è spacciato un poco più che ordinario passaggio
burocratico in chissà quale epocale provvedimento per le sorti della città,
rivendicandone il merito esclusivo e così mortificando la collaborazione
istituzionale della minoranza. A
conti fatti e dati i toni enfatici, questo sarebbe il risultato più rilevante della
politica urbanistica degli ultimi sei anni.
Un bottino
piuttosto magro – attacca -, visto, tanto per fare un esempio, che quello che
avrebbe dovuto esserne il fiore all’occhiello e cioè la Variante generale al
PUC è stata di recente inaspettatamente cestinata, siccome non in linea coi
principi di sostenibilità ambientale e riduzione del consumo di suolo recepiti dal
PNRR. Recepimento dovuto in vista dell’obiettivo europeo del consumo netto pari
a zero entro il 2050 e di quello internazionale – prescritto dall’Agenda 2030
per lo sviluppo sostenibile, approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel
2015 – di rendere le città e gli insediamenti umani più duraturi e sostenibili,
garantendo l’accesso di tutti a superfici verdi e spazi pubblici sicuri e
inclusivi. Principi invero ben noti da tempo, quanto meno a chi è del settore e
conosce la materia. Basti pensare alla legge
regionale n. 5/2013, successiva all’entrata in vigore della legge nazionale n.
10/2013 recante “Norme per lo sviluppo
degli spazi verdi urbani”, volte a garantire la crescita sostenibile dei
contesti cittadini attraverso il contenimento del consumo di territorio,
equilibrando lo sviluppo edilizio con la presenza di aree verdi e ripensando una
riqualificazione “ecologica” dell’edificato esistente. Tutto ciò in continuità coi
principi già affermati dalla legge regionale della Campania n. 16/2004, che individuava
tra gli obiettivi prioritari della pianificazione territoriale la promozione
dell’uso razionale e dello sviluppo ordinato del territorio urbano ed
extraurbano mediante il minimo consumo di suolo. Senza considerare, poi, i
disegni di legge giacenti da tempo in Parlamento e ispirati alle medesime finalità.
Insomma, trattasi di temi non estranei
al dibattito pubblico e ben noti agli studiosi di architettura e pianificazione
territoriale, nonché ai giuristi.
Dalle nostre parti invece, nelle desolate,
immutabili lande del Mastellistan –
conclude -, si è attesa la fine del 2018 per metter mano a una Variante generale avente
lo scopo di apportare qualche “aggiustamento” all’ipertrofico PUC – ahinoi –
ancora vigente, con l’obiettivo fondamentale – si legge nelle linee d’indirizzo
dettate dalla Giunta con deliberazione n. 208 del 15/11/2019 – “di ridurre le aree trasformabili, in linea con il principio di minor consumo di
suolo associato all’andamento demografico in costante declino”. Alla fine è
stata partorita una variante dove, dapprima, si predica il consumo di suolo
zero, ma poi, recependo passivamente al termine della propedeutica e carbonara
“campagna di ascolto” le istanze volte alla “individuazione di ulteriori zone di espansione residenziale”, si fa
esplicito richiamo a potenziali suscettività edificatorie aggiuntive! Al
contrario, non hanno trovato adeguato riscontro altre istanze, invero
minoritarie, che, sulla base di un’evidente non rispondenza del PUC al mutato
quadro socio-economico e demografico, sollecitavano una modifica dello stesso
in direzione di una maggiore attenzione al verde urbano e all’ambiente”.