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POLITICA

Ospedali Riuniti, l’ex assessore Ionico: ‘Il Polo Oncologico a Sant’Agata è un disastro’

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“Il decreto del Commissario n° 70/2018 ha sancito la fusione del G.Rummo con il Sant’Alfonso dei Liguori di Sant’Agata nel nuovo Ente denominato S.Pio. Se certamente si deve plaudire a questa fusione che trae dagli impicci soprattutto il nosocomio santagatese, altri motivi di consenso è difficile rintracciare, sia nei presupposti atti regionali (Decreti del Commissario 54/17 e 8/18), che nell’Atto Aziendale”. Inizia così la nota del medico chirurgo Luigi Ionico, già Dirigente di I livello Divisione di Cardiologia del G.Rummo, ex consigliere e assessore del Comune di Benevento.

“La costituzione del Polo Oncologico, già prevista e preordinata dal Piano Ospedaliero Regionale, – scrive Ionico – appare quasi una concessione vincolata ad esigenze epidemiologiche della Terra dei Fuochi.

L’allocazione, pressochè interamente, nel Sant’Alfonso dei Liguori non risponde ad alcuna razionalità, nè territoriale nè organizzativa.

Non ha senso avvicinare il Polo Oncologico al territorio casertano servito ad alto livello dalla già operante 1^ Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università di Napoli, lì delocalizzata, un Hub oncologico naturale, sguarnendo l’area di competenza Benevento-Avellino e soprattutto il Fortore, che da Sant’Agata dista più di 100 km, con seri problemi orografici.

Invece, analisi epidiemologiche indipendenti – prosegue il professionista sannita – impongono che il Polo oncologico sia allocato nel nostro territorio: la provincia Benevento, seguita subito a ruota da quella di Avellino, ha il più alto Indice di Vecchiaia (151,6) della Campania, indice che, ad oggi, è l’unica determinante della ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale, quale stima del bisogno di sanità. Ciò dice che le nostre popolazioni sono maggiormente colpite dalle patologie neoplastiche e da quelle cardio-cerebro vascolari, causa rispettivamente del 35 e del 41% delle morti. Perciò il Polo va allocato verso le zone interne a servizio delle province di Benevento e Avellino, e quindi presso il Rummo.

In più, la deliberazione della stessa Regione Campania n° 2312 dell’11 luglio 2003 detta i criteri di organizzazione dei Poli Oncologici. Tra gli obiettivi assistenziali pone la riduzione della migrazione sanitaria (dove riuscissimo ad azzerare quella intraregionale e interregionale, ce ne saremmo inventata una intraprovinciale!), la presa in carica completa del paziente e il continuo supporto clinico e logistico al paziente e ai suoi familiari. Per poter realizzare un Polo Oncologico c’è poi bisogno di sviluppare un discorso unitario implementato di tecnologie di avanguardia, di alte professionalità e di adeguata multidisciplinarietà. Con l’attuale sciagurata distribuzione dei posti letto e dei reparti tra il Sant’Alfonso e il Rummo le tecnologie d’avanguardia (nuovo bunker per la radioterapia, nuovo acceleratore lineare di ultima generazione, acquisire una TAC di centraggio, una Risonanza Magnetica), i servizi (potenziamento della rianimazione, e dell’anatomia patologica, ecc…), il personale (soprattutto anestesisti, più di 58!), verrebbero immotivatamente raddoppiati (fonte di enorme spreco) e la multidisciplinarietà se ne andrebbe a far benedire a detrimento del necessario, indispensabile scambio culturale, base di ogni progresso scientifico.

L’indice di vecchiaia – aggiunge nella nota – direbbe inoltre che dovrebbero essere potenziate anche le strutture per le emergenze cardio-cerebro vascolari. Ciò avrebbe dovuto portare ad un aumento dei posti letto dell’emergenza, con potenziamento del Pronto Soccorso, con istituzione anche di posti letto di breve osservazione. Tutto ciò sarebbe dovuto avvenire anche nel rispetto dei flussi migratori positivi intraregionali che hanno visto il Rummo negli ultimi 3 anni (2015/17) essere destinatario di un indice di attrattività stabilmente intorno ad un lusinghiero + 25%.

In realtà i posti letto del Rummo sono diminuiti da 468 a 402, cui vanno sottratti i 18 p.l. in capo alla Psichiatria, struttura del territorio.

Queste diminuzioni (meno volumi) andranno ad incidere, in ossequio a quanto previsto dal D.M. 70/2015, anche sul versante qualitativo: meno qualità e complessità delle patologie e delle prestazioni, porterà al futuro declassamento della struttura.

E così il quadro sarà completo. Qui non si tratta di bandire solo i concorsi per Primari per far fronte all’emorragia in atto, che testimonia che i professionisti cominciano ad avere sensazioni non buone sul futuro del Rummo o assumere un anestesista (sic!) per il prossimo biennio.

Qui si tratta di capire che piano di investimenti si intende porre in atto per rinnovare le attrezzature obsolete (angiografo, mammografo, ecc..), per riallocare in vaste aree abbandonate del padiglione S.Pio servizi che oggi sono compressi in locali inadeguati e insufficienti, e di capire con quali bagget si intendono finanziare le attività: oggi ci sono servizi che vanno avanti con bagget di 150.000 € annui, nel mentre per un’attività ordinaria ne occorrerebbero almeno 400.000!!

Una razionale organizzazione dei due nosocomi – conclude Ionico – avrebbe dovuto prevedere al Rummo l’organizzazione del Polo Oncologico, che non è un cartellone posto all’ingresso dell’Ospedale, bensì una struttura ad alto contenuto tecnologico e professionale con obiettivi assistenziali, scientifici e di formazione, unitamente a un vero potenziamento della Neurochirurgia, Chirurgia vascolare, Cardiologia Interventistica e Utic e delle Stroke Unit, e la trasformazione del Sant’Alfonso in ospedale per postacuti e cronici, prevedendo lì Riabilitazione, anche cardiologica, Reumatologia, Geriatria, piccola chirurgia e lasciandolo sede di Pronto Soccorso”.

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