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POLITICA

Capezzone rottama la classe dirigente del Pdl: “A casa chi non ha i voti neanche dei genitori”

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Primarie sì, primarie no. Se per il Pd sono state un successo che ha incoronato il candidato premier Pierluigi Bersani, per il Pdl sono ancora un rebus.

Nel clima di incertezza e confusione alimentato dai continui tira e molla di Berlusconi sul suo ritorno in campo, c’è chi come il vice coordinatore del partito nel Sannio, Roberto Capezzone considera le primarie “un utile esercizio di ginnastica pre-elettorale per riallacciare un rapporto con la base e l’elettorato.

Non credo che – dichiara in un’intervista a Ntr24 – non farle aiuterà il centrodestra ad acquisire una posizione forte ed alternativa al centrosinistra”. Alla domanda chi candiderebbe alle primarie, Capezzone risponde: “Io vedrei molto bene Giorgia Meloni che, per certi aspetti, mi sembra una proposta innovativa”.

L’esponente sannita del Popolo della Libertà si dice anche per nulla spaventato o sorpreso da un’eventuale ridiscesa del leader, Silvio Berlusconi. “Nessuno – spiega – mette in dubbio la legittimazione che il presidente avrebbe a sfidare il centrosinistra per la guida della nazione.

Il problema – sottolinea – è come si arriva a questa decisione e soprattutto, di quelli che all’interno non hanno neppure il voto dei genitori. Se la classe dirigente non ha consenso democratico intorno al proprio nome non è che Berlusconi può sempre intervenire con la bacchetta magica”.

Rottamare dunque? Un eufemismo per Capezzone che punta il dito contro le liste dei raccomandati. Di nomi non ne fa il vice coordinatore che, negli ultimi tempi, ha più volte accusato di guida personalistica e autoritaria i vertici locali del suo partito, in primis l’on. Nunzia De Girolamo.

La speranza per Capezzone è che le primarie, se e quando si faranno, portino soprattutto una ventata di cambiamento a partire dal territorio sannita, dove le cose, rispetto a qualche mese fa, non sembrano essere cambiate:

“La paura del confronto – chiosa – è determinata dall’incapacità del confronto sui temi politici. Peraltro in questa città accade di tutto e di più: chiude la Scuola allievi Carabinieri, c’è un indice di disoccupazione ed un disagio sociale allarmanti, e tutti si preoccupano di difendere solo la propria posizione. Credo che – conclude – l’opinione pubblica lo avverte e ovviamente bisognerà trarne le conseguenze”.

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