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POLITICA

Le scelte per il governo di Benevento

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Gli ultimi giochi, di prestigio, si sono compiuti ed a poco più di una settimana dalla presentazione delle liste, qui a Benevento, almeno si è provveduto a fare chiarezza sulle coalizioni. Chiarezza forse è troppo, ma cerca di rendere l’idea che la città davvero può assurgere a caso nazionale, vista la scomposizione delle forze in campo.
Il centrodestra qualche ora fa a provveduto a rimescolare le carte. Di Roberto Capezzone, accantonato non senza però un immancabile pubblico tributo alla sua fedeltà alla linea, si può ben dire quel che la stessa De Girolamo disse del figlio di Carmine Nardone. Più o meno, un grande avvenire dietro le spalle (…o è Gassman?). D’altronde, lo stesso Capezzone ci credeva poco: le sue note stampa, infatti, recavano stampato sempre lo stesso titolo: vicecoordinatore vicario del Pdl, mai candidato sindaco, come ormai abitualmente – e dopo qualche sollecitazione… – ha preso a firmarsi il citato Nardone.
 

Sulla scena di una coalizione di centrodestra che – va riconosciuto – ha sempre ricercato una soluzione “altra”, ovvero esterna al consueto panorama politico, sale non proprio una figura che con la politica non ha mai avuto a che fare. Di estrazione originariamente socialista, e dunque non sorprende il suo schierarsi in questa parte del campo, con un transito al fianco di Mastella, e dunque si corrobora la scelta, Raffaele Tibaldi è nuovo solo a questa versione attuale della politica. Trans-tutto.
Piuttosto, ad ottobre 2010, presente lo stesso Tibaldi, nella sede Udeur di piazza Bissolati Clemente Mastella diceva: “L’unica certezza è che a Benevento sosterremo un candidato sindaco di assoluto spessore”. La sua profezia si è avverata: ne aveva uno in casa a pochi passi, senza saperlo; ne ha trovato un altro strada facendo.
 

L’altro è Carmine Nardone, alla cui compagnia si sono aggiunti ieri i socialisti del Psi. Meglio specificare, di socialisti nel Sannio ce ne sono in giro tanti: è il gruppo che ha imboccato una strada diversa rispetto a quello che, solo per amore di sintesi, era coagulato attorno alla figura di Gianvito Bello. La strada, cioè, di una collocazione non “centrista”, come l’Api. Infatti: ora il Psi è parte di una coalizione che ha la barra un po’ più spostata di là (Viespoli e Mastella avranno pure solo una specifica provenienza), mentre l’Api, tentato da altre sistemazioni, non trovandole è rientrato nel centrosinistra. Dunque, i due gruppi continuano a essere su fronti opposti. Ma anche opposti a quelli sui quali avrebbero voluto collocarsi: le incompatibilità sono difficili da superare.
 

L’assessore D’Aronzo, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia – il passaggio dall’uno all’altro partito -, va via dalla Giunta Comunale con un colpo di teatro che non sorprende nessuno, visto il diffuso clima. Si ricompone il pacchetto di voti della triade ex un po’ tutto (Feleppa, De Nigris, D’Aronzo) e si accasa nel Pit, con buona pace di tutti.
Ovviamente non si scopre l’acqua fresca nel ricordare che la maggioranza politica di Fausto Pepe non esiste più. Ma non esiste più ormai la consiliatura stessa (sono tutti spudoratamente in campagna elettorale, da tempo). Elemento comunque risaputo (la bilancia è in pari grazie solo alle reciproche diffidenze) e colto al balzo nella motivazione di una mozione di sfiducia che, questa sì, se presentata da 21 consiglieri avrebbe fatto un bel botto. Sempre in chiave elettorale. Il fallimento del tentativo, allora, ha dettato il ripiego motivazionale assurto invece a causa prima della presentazione, formalizzata lo stesso. Per forza.
Residuano le testimonianze delle civiche, che hanno appunto il valore di testimonianza, quando non di “purezza” per carità.
***
La vera rivoluzione democratica dei nostri giorni è fare una scelta. Anche se siamo messi così.

 

 

 

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