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Il paradosso Sannio: scuole chiuse con contagi nettamente inferiori al resto della Campania

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Il nuovo Dpcm, firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, prevede la possibilità di chiudere la scuola in quelle province che registrano oltre 250 casi ogni 100mila abitanti nei sette giorni precedenti alla rilevazione. E’ questa una delle ultime novità che emergono dall’ultimo documento varato dal Governo.

Una novità importante e che nel Sannio, Regione permettendo, potrebbe significare la possibilità di tenere aperti gli istituti di ogni ordine e grado. Secondo i dati della Protezione Civile, relativi alla settimana compresa tra il 22 ed il 28 febbraio, nella provincia di Benevento si sono registrati 67,6 casi di positività al coronavirus ogni 100mila abitanti.

Si tratta del dato più basso in Campania anche se, volendo rispettare il Dpcm, le scuole resterebbero aperte in tutte le province campane dato lo stato arancione. Dai numeri, infatti, emerge che ad Avellino si sono registrati 144,3 casi di positività al coronavirus ogni 100mila abitanti, più del doppio rispetto al Sannio, a Caserta 174,9, a Napoli 201,2 ed, infine, a Salerno 245,4.

E’ evidente che la differenza è notevole tra le diverse realtà territoriali, ma comunque tutte potrebbero mantenere le scuole aperte sulla base dei parametri stabiliti dal Governo. Come sappiamo, però, non è così a causa della decisione del governatore De Luca, che ha decretato lo stop delle attività in presenza fino al 14 marzo in attesa della conclusione della campagna vaccinale per docenti e personale scolastico.

L’ultimo Dpcm, dunque, conferisce la possibilità per i presidenti delle regioni arancioni o gialle di adottare decisioni diversi su base provinciale. Il provvedimento, che entrerà in vigore a partire da sabato 6 marzo, prevede la chiusura delle scuole, a partire da quelle dell’infanzia, in tutte le regioni che finiscono in zona rossa. Ma anche la possibilità per i presidenti delle regioni arancioni o gialle di adottare lo stesso provvedimento per quelle province che superino i 250 casi ogni 100mila abitanti su un periodo di 7 giorni.

Una riflessione che avevamo già fatto lo scorso 25 febbraio suggerendo una nuova visione della lotta al covid incentrata sui dati dei singoli territori. Un pensiero rilanciato anche dal consigliere regionale Erasmo Mortaruolo, che aveva sottolineato la differenza di contagi tra aree interne e metropolitane.

La decisione ora spetta al presidente della Regione Campania che, insieme con l’Unità di crisi, dovrà valutare se impostare i nuovi provvedimenti sfruttando dati dei territori e non quelli aggregati.

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