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SANNIO

Duemilaseicento litri di acqua al secondo: l’obiettivo del potabilizzatore della Diga a Campolattaro

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2.600 litri di acqua al secondo, sufficienti a soddisfare i bisogni idrici delle province di Benevento, Avellino e di buona parte della Campania settentrionale, saranno a disposizione una volta realizzato il potabilizzatore della diga di Campolattaro. Questo il dato saliente emerso nel corso del Seminario sul tema: “L’utilizzo delle acque della diga di Campolattaro” svoltosi stamani presso il Centro Congressi della Fiera di Morcone. Patrocinato dalla Provincia di Benevento, dalla Società Asea, dal CentroFiere e dalla Fiera di Morcone, il Seminario ha fatto il punto sulla Intesa istituzionale siglata nella scorsa primavera tra la Provincia e la Società Acqua Campania, concessionaria della Regione, finalizzato alla costruzione di un impianto e delle relative opere di adduzione che non erano state incluse nella progettazione originaria da parte della disciolta Cassa per il Mezzogiorno, risalente ormai a 50 anni or sono, per lo sbarramento sul fiume Tammaro ai piedi dell’abitato di Campolattaro. La diga è stata completata nel 1993 e dal 1997 è stata affidata in concessione alla Provincia di Benevento dalle Autorità governative: ma i milioni di metri cubi d’acqua che l’invaso raccoglie, nel più grande lago artificiale della Campania ed uno dei più grandi dell’intero Mezzogiorno, non vengono tuttora utilizzati perché non vi sono le opere complementari e necessarie per trasferire nelle case, nei campi, nelle industrie il prezioso liquido. 

L’opera sul fiume Tammaro, costata alla Cassa per il Mezzogiorno l’equivalente di 125 milioni di Euro (circa 250 miliardi in lire 1993), oggi viene utilizzata, grazie alla Società concessionaria Asea, interamente partecipata dalla Provincia, solo per regolare il deflusso delle acque del Tammaro: per due volte, negli autunni del 2010 e 2015, ha imbrigliato delle vere e proprie “bombe d’acqua” da 10 milioni di metri cubi, la prima, e da 13 milioni, la seconda, che sarebbero precipitati a valle, sulla città capoluogo del Sannio; mentre, d’estate, con il cosiddetto Deflusso Minimo Vitale, ovvero il rilascio programmato della preziosa risorsa nell’alveo del Tammaro, impedisce che vada in secca il fiume Calore (di cui il Tammaro è affluente). Va aggiunto che oggi la diga ospita l’Oasi WWF di Campolattaro che, ha consentito importanti processi di rinaturalizzazione dell’area, ed è un motivo di forte richiamo per quanti amano la natura. 

La diga di Campolattaro, dunque, che, secondo le autorizzazioni del Registro Italiano Dighe può raccogliere in tutta sicurezza 85 milioni di metri cubi d’acqua nel suo lago di 7,8 chilometri quadrati di estensione, è una potenziale risorsa strategica per lo sviluppo socio-economico e civile del territorio del Sannio e della intera Campania. Questo lo hanno dichiarato con forza tutti i Relatori al Convegno: il Presidente della provincia Antonio Di Maria, i Sindaco di Morcone e Campolattaro Luigi Ciarlo e Pasquale Narciso, il Consigliere di Amministrazione della Società Asea, Michelantonio Panarese,  il Project Manager ed il Coordinatore del Tavolo Tecnico diga di Campolattaro, rispettivamente Giuseppe Vacca  e  Costantino Boffa.

Nel corso del Seminario sono state ricordate le numerose vicissitudini che hanno accompagnato gli anni di gestione della diga da parte della Provincia: gli interventi per la messa in sicurezza di un’area a monte della diga, le opere di ammodernamento degli impianti di gestione e così via, fino alla costruzione, da parte della Società Asea, di una strada a servizio della località Senzamici in Morcone per evitare il lembo estremo settentrionale del lago artificiale. Ora, però, con il certificato di collaudo funzionale che sta per essere consegnato alla Società Asea, tutto è ormai pronto affinché la diga raccolga i suoi 85 milioni di metri cubi d’acqua. 

Ma per farne cosa? A questa precisa domanda ha risposto il Coordinatore del Tavolo Costantino Boffa.  Egli ha ricordato che la Regione Campania ha affidato ad una sua Società partecipata, Acqua Campania spa, il compito di provvedere alla progettazione delle opere di potabilizzazione e a quelle di adduzione. I costi di tale progettazione sono coperti dalle riserve economiche della Società stessa derivanti dagli introiti delle tariffe sui servizi, secondo un meccanismo che è previsto dalla legge istitutiva, ha sottolineato Boffa. Acqua Campania spa, ricevuto tale incarico, ha a sua volta coinvolto l’Ente concessionario Provincia al fine di realizzare un progetto all’insegna della condivisione con il territorio. Le tappe che si è dato il Tavolo Tecnico sono quelle di completare entro l’anno la progettazione di fattibilità, per poi pervenire al progetto preliminare e a quello esecutivo nel più breve tempo possibile. Tutte le fasi progettuali, ha sottolineato Boffa, saranno discusse con il territorio in un processo di condivisione con Enti, Istituzioni, Associazioni, portatori di interessi diffusi che è la replica di quello stesso processo che ha portato alla progettazione condivisa dell’Alta Capacità Ferroviaria Napoli/Bari (che ha registrato il record di adesioni unanimi di tutti i 35 Consigli Comunali della Campania nei cui territori correrà la linea ferrata). L’importante, ha concluso Boffa, è avere chiaro in mente che, per realizzare la diga circa 30 anni or sono, sono state espropriate oltre 1.200 Aziende agricole, si è già prodotta una modificazione ambientale rilevante sul territorio e che, insomma, occorre fare in modo, anche a fronte delle ingenti risorse economiche spese, che questo enorme investimento produca i suoi frutti a favore del Sannio e della Campania. 

Il Project Manager Giuseppe Vacca ha illustrato i dati salienti delle acquisizioni tecniche e programmatiche fin qui acquisite sulle diga, sulla scorta delle indicazioni della stessa Regione e della Autorità di Bacino. In linea di massima, l’uso degli 85 milioni di metri cubi d’acqua raccolti dalla Diga, sarà destinato per 29 milioni all’uso potabile, per 26 milioni a quello irriguo, per 5 milioni a quello industriale: dunque, mentre sarà garantito il Deflusso Minimo Vitale, nell’invaso nei periodi di massimo impiego della risorsa (cioé d’estate) resteranno sempre almeno 45 milioni di metri cubi d’acqua. La galleria di derivazione ed il potabilizzatore vero e proprio sono opere che hanno un minimo impatto ambientale: al momento vengono valutate le due opzioni già formulate a suo tempo da uno studio commissionato dalla stessa Regione al fine di individuare quella più valida. 

Le conclusioni sono state tratte dal Presidente della Provincia Antonio Di Maria. Questi, inquadrando tutto il dibattito sul tema della individuazione di una strategia condivisa tra le Istituzioni per la rinascita e lo sviluppo delle aree interne e della dorsale appenninica secondo una logica di programmazione che scacci via il campanilismo, ha sottolineato i capisaldi della sua azione rispetto alla vicenda della Diga. Sottolineato con forza che questa formidabile risorsa non può essere lasciata a se stessa senza essere impiegata per favorire lo sviluppo del territorio, Di Maria ha dettato le sue priorità: 1) l’impianto di potabilizzazione deve essere impiegato innanzitutto per soddisfare le necessità ed i bisogni idrici di tutti i Comuni del Sannio, che soprattutto nei periodi estivi soffrono di intollerabili carenze; 2) la gestione delle acque della Diga deve restare assolutamente pubblica. Il territorio sannita, ha spiegato il Presidente della Provincia, deve presentarsi coeso a questo appuntamento: le Istituzioni locali e i cittadini devono chiedere con forza che questo lago artificiale sia utilizzato per garantire migliori di condizioni di vita, per alimentare le campagne e le industrie, ed, alla fine, per creare occupazione e reddito per i più giovani. La diga, ha concluso Di Maria, ha enormi potenzialità, anche dal punto di vista naturalistico ed ambientale e per la promozione di alcune discipline sportive all’aria aperta: il Presidente ha infine assicurato la sua volontà di essere disponibile a discutere con tutti circa le prospettiva di questa risorsa. 

Nel corso del Seminario è stato anche presentato l’evento “Triathlon Sannio 2020′, con gli interventi di Luisa Taiani, presidente Rotary Morcone – San Marco dei Cavoti e di Mario Collarile, delegato provinciale Coni Benevento. Si tratta di un impegno di grande rilevanza anche dal punto di vista logistico: di fatti, anche a ragione del numero di atleti partecipanti valutabile in oltre tremila, lo svolgimento di tappe nel Sannio del Campionato nazionale di Triathlon, che è disciplina olimpica, comporta la cooperazione dei Comuni, delle Istituzioni, delle Associazioni oltre che di alcune Federazioni sportive. L’avv. Collarile ha elencato alcuni percorsi che gli atleti del Triathlon possono impegnare sul territorio sannita: tra questi, oltre a quello da svolgere propriamente sul lago di Campolattaro, il Delegato provinciale del Coni ha ipotizzato anche al discesa in canoa lungo il fiume Tammaro fino al Calore ed oltre, oltre al possibile sfruttamento degli altri laghi presenti sul territorio sannita. 

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