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San Marco dei Cavoti, è scontro tra Comune e Curia per le campane del “Museo degli Orologi”

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“Nella carica politica che rivesto, ho l’obbligo di chiarire la storia mesta e torbida che si è avviluppata attorno alla vicenda delle Campane del Museo degli Orologi da Torre di San Marco dei Cavoti”. Il sindaco di San Marco dei Cavoti, Giovanni Rossi, interviene con una nota in merito a quella che definisce una “querelle con la Curia Beneventana in ordine a due campane contese”.

“Nel raccontare le vicende di questa ‘annosa’ storia delle campane – scrive il sindaco – vorrei iniziare dalla fine. Le due Campane esposte dal 1997 nel nostro museo degli Orologi da Torre (orologi di proprietà del CNR) non erano di nostra proprietà, sono state consegnate in data il 16 maggio 2017 alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Caserta attendendo ad una disposizione di un Giudice di Genova (GIP presso il Tribunale già Pretura Circondariale di Genova con provvedimento R.G. GIP n 2263 /1997 relativo alla N.R. n 39239 /1995 ). Abbiamo quindi da parte nostra atteso correttamente, e non poteva essere altrimenti, ad una disposizione di un Giudice, consegnando le due campane alla Soprintendenza dei Beni Culturali. Dando per scontato che era ed è mia intenzione il rispetto della legge. Ci sono degli aspetti di questa storia che lasciano spazio a delle considerazioni e sicuramente ad un prosieguo di questa vicenda.

Fino al 16 maggio scorso – prosegue il primo cittadino -, tutto il possibile è stato fatto, ogni strada è stata percorsa, tutte le vie battute, ma di fronte all’abilità, alla non disponibilità al dialogo di qualcuno della Chiesa nulla la nostra collettività ha potuto fare. Siamo rintanati dentro un’impotenza viscerale a combattere contro un avversario forse troppo potente e contro il quale mai avremmo pensato di dover combattere. Corre l’obbligo di riportare i tratti salienti della vicenda, volutamente si è evitato di indicare nomi delle diverse persone coinvolte.

Tutto – spiega la nota – ha avuto inizio nel Gennaio 1995 (ben ventidue anni fa): le due campane che sono state felicemente e orgogliosamente ospiti del Nostro Museo degli Orologi, ora hanno staccato un biglietto di sola andata per il Museo Diocesano della Curia Beneventana. Un viaggio obbligato già deciso a tavolino, un trasporto fortemente voluto dalla Curia Metropolita e assecondato dalle autorità. Non vi è nessun documento che certifichi o dimostri la proprietà delle nostre campane, ma di certo non vi è (o non ci è stato mostrato pur avendolo richiesto) alcun documento dove si può trovare la stessa proprietà in capo alla Curia Beneventana. La Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti di Caserta e Benevento cui giustamente sono state assegnate le Campane ha preferito togliere le stesse da un Museo e portarle al Museo Diocesano pertanto dallo Stato Italiano al Vaticano (come sembra stia tentando di fare con altri importanti reperti custoditi al Museo del Sannio.)

Questi appresso – sottolinea Rossi – i fatti già oggetto di attenzione delle autorità competenti, civili e religiose: è dimostrato per tabulas che le campane sono state oggetto di provvedimento di sequestro prima e successivo dissequestro per opera del GIP presso il Tribunale già Pretura Circondariale di Genova con provvedimento R.G. GIP n.2263/1997 relativo alla N.R. n. 3939/1995. Risulta, ancorché in via provvisoria, che tali manufatti sarebbero di appartenenza al patrimonio indisponibile dello Stato e in forza di tale atto da restituire all’intera collettività mediante la consegna al competente dipartimento della Soprintendenza. Orbene, questo provvedimento non risulta mai applicato, né di tale provvedimento vi è mai stata richiesta esecuzione se non per esclusivo e diretto impulso della Curia Metropolita di Benevento. E’ agli atti una nota datata 20.02.2009 – di altro amministratore comunale – indirizzata alla ditta Trebino di Uscio (GE) con la quale il medesimo comunicava l’imminente prelievo a carico e spese del Comune di San Marco dei Cavoti delle già note campane oggetto della presente. Tale operazione era concordata sulla scorta di un’autorizzazione ministeriale che la stessa Soprintendenza di Caserta e Benevento, con nota 4718 del 12.04.2016 ha negato di aver mai concesso.

Il due marzo del 2009 – scrive il sindaco sannita -, quindi, un incaricato dell’amministrazione comunale e con spese a carico della stessa, provvedeva al ritiro e trasporto fino al locale Museo degli Orologi, dei citati manufatti. Da tale data le campane sono state sempre correttamente e diligentemente custodite e valorizzate, disponibili per la comunità tanto da essere oggetto di primario interesse nei visitatori della mostra. La Curia Beneventana, con note di esecrabile valore giuridico e morale, incessantemente sosteneva la proprietà delle campane e ne chiedeva la restituzione, anche gettando un velo di dubbio, talvolta anche penalmente rilevante, sull’operato dell’Amministrazione Comunale, arrivando velatamente ad ipotizzare la illecita detenzione delle stesse. Il sottoscritto, con nota datata 22.04.2017, ha chiarito, fugando ogni possibile dubbio, a chi di dovere il come ed il perché le medesime si trovassero a San Marco dei Cavoti.

Si rende obbligatorio un chiarimento a chi legge anche della questione dal punto di vista giuridico – spiega Rossi -. Dato per certo, ed assoluto il diritto potestativo e la titolarità esclusiva, dei manufatti, in capo allo Stato e non certo alla Curia Beneventana (come si vorrebbe paventare), la domanda è scontata: se è vero, come è vero, che l’interesse dello Stato è preservare, conservare, diffondere e tutelare il patrimonio collettivo, non si comprende quali motivi dettano la scelta improvvida ed inusuale di trasportare i citati manufatti in altro luogo; come, parimenti, non si comprende l’inusitata ingerenza della Curia Beneventana che ha portato alla consegna delle campane al Museo Diocesano. Non risulta che la Curia Beneventana abbia dimostrato, a chi deputato a decidere, come le campane siano di sua proprietà, né ha inteso dimostrare con fatti o documenti di esserne stata privata delle proprietà in epoca antecedente. La normativa di riferimento è chiara e non ammette contestazioni.

E’ stato chiesto, inutilmente, a chi di competenza (con note a protocollo dell’Ente) di voler lasciare le campane, giacché Patrimonio Indisponibile dello Stato, in uso e conservazione e in esposizione all’attuale Museo degli Orologi di San Marco dei Cavoti già di proprietà del CNR – si legge nella nota del primo cittadino -. Tale museo è stato riconosciuto con decreto n.1170 dello 09.12.2011 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali di eccezionale interesse culturale ai sensi degli artt.13 e 14 d.lgs. n.42/2004 in forza del quale è vietato anche lo smembramento di collezioni, serie, raccolte così come previsto dall’art. 21 comma 1 lettera a) e smi. Secondo tale normativa ogni smembramento deve essere preventivamente autorizzato dalla Commissione Regionale per il patrimonio culturale, previa istruttoria della Soprintendenza. A fronte di ciò quale motivo ha spinto la Soprintendenza di Caserta e Benevento a voler rimuovere dette campane dalla loro attuale ubicazione, per trasferirle nella stessa mattinata del 16.05.2017 presso il Museo Diocesano di Benevento?

Con l’uso di una forza morale e di una persuasione che forse solo la Chiesa può utilizzare – attacca Rossi – la nostra collettività, sempre disponibile a eseguire il dispositivo del decreto numero 2263/97 del GIP presso l’ex Pretura Circondariale di Genova, è stata privata delle campane. Non si comprende il perché di tale atto né si riesce a capire e sapere in forza di quale provvedimento le stesse sono state trasferite alla Curia. E’ da segnalare che il Giudice, nel predetto decreto, ha disposto la restituzione dei beni sequestrati al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Soprintendenza Beni Archeologici Caserta e Benevento, non alla Curia Beneventana. Non sarebbe stato più onesto, opportuno e corretto mantenere i manufatti lì dove sono stati custoditi per quattro lustri ormai? O trovare come da me personalmente cercato un benevolo accordo nel rispetto delle istituzioni , che fino ad oggi, si è sempre avuto con la Curia. Quest’azione autoritaria, irremovibile e non disponibile al dialogo del responsabile della Curia lascia ancor di più l’amaro in bocca e una inaspettata delusione nella collettività Sammarchese, sempre sensibile, vicina alla comunità clericale ed accesa da un vero e fervente amore e credo religioso. A prova di ciò basti ricordare quanto l’Amministrazione Comunale abbia fatto per la Diocesi Beneventana, con particolare riferimento alla Parrocchia di San Marco dei Cavoti.

Questa mia nota – conclude Rossi -, che è resa anche per informare la cittadinanza di quanto all’insaputa dei più succede nella nostra collettività non può trovare migliore chiosa nelle parole dello stesso Arcivescovo Metropolita Felice Accrocca, il quale nella lettera pastorale “Camminare Insieme” suggella:“…Cosa vuol dire, allora, camminare insieme nella Chiesa? Significa dare, innanzitutto, una forte testimonianza di unità…un’unità che richiede da Noi capacità di accoglienza e di perdono, di comprensione e di aiuto, senza mortificare le diversità, anzi valorizzandole”.

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